Capitolo 17

L’Italia dopo il 1848

Mazziniani: Indipendenza, libertà e unità nazionale sono tutte inseparabili

Democratici: Libertà e indipendenza dagli altri stati

Governi Europei: Giudicavano preferibile una confederazione perché avrebbero mantenuto i legittimi sovrani sul trono

Una sorta di “seconda Restaurazione” fece sì che il residuo di consenso che avevano i governi degli stati preunitari, dato dal popolo e dai borghesi, si sgretolò.

In tutti gli stati, a eccezione dello stato Sabaudo (regno di Sardegna), i governi attuarono una politica di repressione: dalle limitazioni alla stampa al largo uso della pena di morte. Lo stato Sabaudo mantiene in vigore la Carta Costituzionale e grazie a questa in questi anni diventa il punto di riferimento per il movimento liberale.

Nonostante le tensione dovute a questione interne nel regno di Sardegna si ebbe un andamento liberale grazie ai suoi ministri: prima di tutti Massimo d’Azeglio che guidò il governo dal ’49 al ’52, e soprattutto a Camillo Benso conte di Cavour che nel ’50 divenne ministro interno e successivamente primo ministro.

Un consolidamento si ebbe grazie alle leggi Siccardi del 1850. Esse prevedevano l’abolizione del foro ecclesiastico e del diritto d’asilo (tutti a casa loro!!1!1!!1!!), la riduzione del numero delle festività religiose e l’obbligo per gli enti religiosi di ottenere l’autorizzazione governativa in caso di acquisti, donazioni o eredità. Fu il primo passo verso la laicizzazione dello stato Sabaudo.

D’Azeglio fu costretto a dimettersi dopo un progetto di legge approvato dalla camera ma rifiutato dal Senato (di nomina regia) sui matrimoni civili (fu approvato solo nel 1865). Cavour divenne primo ministro, riteneva che il progresso economico e civile del Piemonte fossero essenziali. Cavour aveva bisogno della maggioranza parlamentare per poter imporre al re riforme. Egli perciò nel 1852 strinse un patto fra il centro-destra e la Sinistra democratica. Questo connubio permise a Cavour di avere una stabile maggioranza moderata e progressista. Un’alleanza formata fra aristocrazia e borghesia: fra vecchia e nuova classe dirigente.

Cavour voleva trasformare la monarchia costituzionale Piemontese in una monarchia Parlamentare. Sul piano economico fece sì di abbattere le dogane e stringere accordi con Francia, Gran Bretagna e Belgio.

Modernizzazione dell’agricoltura con opere e infrastrutture. La rete ferroviaria sali dai 57 km del 1849 ai 914 km di 10 anni più tardi. Migliorò il sistema finanziario favorendo la nascita di nuove banche e rafforzando la Banca nazionale.

L’aumento del debito pubblico fu risolto tramite due modi: riducendo i privilegi e le immunità fiscali ma soprattutto tramite la massiccia emissione di titoli del debito pubblico.

 

L’egemonia moderata e la Seconda guerra d’indipendenza

Cavour non aveva un’idea ben precisa per l’unità d’Italia ma voleva espandere il controllo Sabaudo su tutto il Settentrione in modo da creare un punto di riferimento per il movimento nazionalista.

La guerra di Crimea (1853-56) fu combattuta fra Francia e Gran Bretagna contro la Russia in modo da impedirne l’espansione ai danni dell’Impero Ottomano. Grazie alla partecipazione dell’esercito piemontese alla guerra, Cavour ebbe l’opportunità di esporre il problema italiano al congresso di pace di Parigi senza affrontare i problemi austriaci ma rafforzando la posizione del Piemonte nell’opinione pubblica nazionale.

Mazzini dopo i fallimenti fondò a Londra il comitato nazionale italiano per coordinare l’azione cospirativa e preparare l’insurrezione in Italia. Un evento analogo al Quarantotto.

Nel 1853 Mazzini decise che era tornato il momento di agire: i risultati furono pessimi, ma già l’anno prima la polizia austriaca effettuo una serie di arresti e pesanti condanne. Ciò porto Mazzini ad accelerare i tempi dell’insurrezione di Milano che falli completamente.

Pisacane organizzò nel mezzogiorno un’insurrezione che fini in tragedia e fece sì di soffocare facilmente le altre rivolte organizzate da Mazzini a Livorno e Genova.

Garibaldi si scostò da Mazzini e vide che nei Savoia c’era l’unica possibilità di unità cosi appoggio il Piemonte e le loro idee abbandonando pure la linea delle insurrezioni.

Torino divenne la capitale di questi movimenti nazionali che con la presenza dello stato Sabaudo divennero più moderati. Nell’agosto del 1857 nacque la Società nazionale italiana, un’organizzazione clandestina fondata con l’approvazione di Cavour per unire tutti coloro che erano disposti a lottare per l’indipendenza.

Il governo francese aveva ripetutamente criticato Torino per la scarsa sorveglianza sui rivoluzionari, per l’eccessiva accoglienza data agli esuli, per la troppa libertà di stampa. Ma nonostante ciò Napoleone III appoggiò Cavour anche per affermare la potenza francese ai danni dell’Austria in Europa. Gli inglesi guardavano con simpatia alla causa, e giudicavano con grande severità l’arretratezza italiana. Cavour si adoperò per far considerare all’imperatore francese l’ipotesi di una guerra contro l’Austria a fianco del Piemonte.

Cavour utilizzò l’attentato di Felice Orsini contro Napoleone III come prova e ebbe successo nel 20 luglio 1858, strinse gli accordi di Plombières: la Francia si impegnava a entrare nella guerra a fianco del Piemonte nel caso quest’ultimo fosse attaccato da Vienna.

L’assetto italiano prevedeva una confederazione fra quattro stati:

Ø Un Regno dell’Alta Italia (comprendente il Piemonte, Il Lombardo-Veneto, i Ducati di Parma e Modena e le Legazioni pontificie), affidato ai Savoia;

Ø Lo Stato pontificio, ridotto a Roma e al Lazio, sotto al governo papale e protezione francese;

Ø Regno dell’Italia centrale, di cui avrebbero fatto parte la Toscana, le marche e l’Umbria;

Ø Il Regno delle Due Sicilie.

 

Si entrò in una fase di incertezza: il Piemonte cercava di provocare l’Austria con manovre militari di arruolamento, le diplomazie europee lavoravano per evitare il conflitto: Napoleone, preoccupato delle questioni interne e internazionali, cercava di rimandarlo. Cavour si disperava (manco Beautiful). Parigi aveva avanzato il fatto che la situazione italiana non si sarebbe mai risolta senza un conflitto militare, e Vienna ne diede la conferma inviando un ultimatum, che Cavour si affrettò a respingere. Il 26 aprile 1859 l’Austria dichiarò guerra al regno di Sardegna. I francesi a quel punto non potevano più tirarsi indietro.

La guerra, chiamata successivamente Seconda guerra d’indipendenza, fu breve ma cruenta. Giuseppe Garibaldi ottenne le prime vittorie a capo del esercito Sabaudo affiancato ai francesi e a ventimila volontari. San Fermo fu la prima vittoria e occupando Como e Varese. Magenta e i sanguinosi scontri di San martino e Solferino presso il lago di Garda.

Napoleone III si ritirò firmando con gli austriaci l’armistizio di Villafranca (11 luglio 1859). Cavour sconfitto e indignato si dimise. Con la successiva pace di Zurigo (10-11 novembre 1859), l’Austria cedeva la Lombardia alla Francia, che a sua volta passava al regno di Sardegna. Il Veneto sarebbe rimasto agli Asburgo. 

L’Italia raggiunge l’unità

La situazione italiana era bloccata: i governi provvisori chiedevano l’annessione al Piemonte, la situazione di stallo era data dalla Francia che non poteva accettare queste annessioni ma nemmeno acconsentire ad un intervento Austriaco, dall’altro lato gli Austriaci avevano il problema opposto.

Cavour organizzò un plebiscito (1860) per l’annessione al Piemonte del Regno dell’Alta Italia, seguito da uno scambio di Nizza e Savoia alla Francia.

Il nuovo assetto italiano era diviso in 3 parti:

·       Al nord il Regno di Sardegna: Lombardia, Toscana ed Emilia;

·       Al centro lo Stato pontificio: Lazio, Umbria e Marche con Roma

·       Al sud l’intatto Regno delle Due Sicilie.

I Problemi di Cavour: uno dei problemi di Cavour era l’avanzata garibaldina al sud perché si erano aggiunti anche Mazzini e Cattaneo, poteva realizzarsi ciò che Cavour non aveva programmato: un’assemblea costituente con risultati politici difficilmente prevedibili. Cavour si è trovato di fronte a uno scenario che non aveva programmato: l’unificazione dell’intera penisola. Cavour risolse inviando una spedizione costringendo Garibaldi a piegarsi all’autorità del Sovrano e cedere il mezzogiorno.